giovedì 26 gennaio 2012

Componenti

Quando ero piccola guardavo, insieme con mia sorella, svariati cartoni animati giapponesi che avevano per protagonisti invincibili robot frutto dell'assemblaggio di vari pezzi. Il più noto era quello in cui la fase di "montaggio" dei diversi elementi seguiva un ordine imperioso che chiunque sia stato bambino negli anni '70 rammenterà; "Miwa lanciami i componenti!" urlava il concitato pilota del più famoso robot d'acciaio.
Da quando vago nella rete alla ricerca di "ispirazione" per i miei ornamenti, ho notato che buona parte degli oggetti prodotti nel settore sono sostanzialmente frutto dell' assemblaggio di varia componentistica. Oltre alle  perline, ai cristalli e alle pietre dure, infatti, è possibile inglobare nei propri progetti elementi quali coppette, distanziatori e filigrane.
I risultati di questo lavoro di carattere esclusivamente "compositivo" sono spesso interessanti; l'originalità di un oggetto, a parer mio, non dipende infatti dal fatto che la sua fattura sia o meno interamente artigianale ma piuttosto dal suo disegno complessivo, dai cromatismi che si stabiliscono avvicinando diversi materiali, dall'accostamento di differenti texture etc.
Ovvio però che saper produrre, a partire da un materiale "grezzo" come il tessuto, il filo metallico o le lamine, i differenti elementi della composizione, amplifica grandemente le possibilità espressive.
Esiste però una "via di mezzo" che consiste nella "rielaborazione" di alcuni dei più "pregiati" fra i componenti industriali che offre il mercato. Personalmente scarto in partenza tutti gli oggetti che sanno di "finzione": le resine che si travestono da metalli, le leghe prive di peso e spessore, i colori improbabili, la plastica che cerca di "nascondere" la sua natura assumendo il colore e la texture di un materiale naturale. Eliminate le "brutte copie" restano da considerare alcuni distanziatori e charms rigorosamente metallici (ottone, rame, argento tibetano, silver plated, alpacca etc, che si riconoscono facilmente dal "peso" consistente rispetto a resine e plastiche) e alcune filigrane che, però, se non "rielaborate" sanno un po' di "dejavù".
Un tipo di filigrana piuttosto diffuso è questo:




però, proprio perchè sono "molto diffuse",  i risultati che si ottengono dal loro assemblaggio "tout court" non sono interessantissimi. Proviamo allora a "dividere" la pallina in due semisfere; basta tirare con le pinze le due parti, in modo delicato, in senso opposto, così:



in teoria già in questo modo i due elementi potrebbero essere adoperati come "coppette" con cui rifinire grosse perle in pietre dure per conferire loro un'aria "vintage".
Ma una "rielaborazione" significativa dell'oggetto è quella che gli fa perdere quasi ogni contatto con la sua origine. Per questo da componente "concavo-convesso" proviamo a renderlo un componente "piatto". Tagliamo via, quindi, con delle cesoiette, quattro degli archetti di congiunzione della parte centrale "cruciforme", in questo modo:

ottenendo così questo elemento:
A questo punto non resta che "appiattirlo" facendolo diventare una sorta di "croce":

questa può essere usata, ad esempio, come "charms" in alcuni ornamenti di fattura artigianale. Ma si può anche procedere eseguendo una analoga operazione sull'altra semisfera.. Successivamente le due "croci" possono essere sovrapposte in modo "sfalsato" fra loro e "giuntate" con un elemento come, ad esempio, una perla di fiume:

E adesso? Come consideriamo questo pezzo? Artigianale o industriale?

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