mercoledì 4 gennaio 2012

Il sasso di Picasso

Molti sono gli aneddoti nati intorno alla leggendaria figura di Pablo Picasso. I più noti raccontano, con la sintesi propria degli aforismi,  il complesso rapporto che egli aveva con il "reale".  La volontaria rinuncia che l'artista spagnolo opponeva alla pedissequa rappresentazione del "vero", infatti, pare stupisse non poco i suoi contemporanei; del resto ancora oggi, e non di rado, nella vulgata comune il suo nome è sinonimo di un modalità creativa incomprensibile e, fondamentalmente, "brutta".
In verità il padre del Cubismo era, come tutti i grandi artisti, uno straordinario osservatore del reale. Diversamente mai avrebbe potuto pensare alla famosa "Testa di toro" realizzata con i pezzi di scarto di una vecchia bicicletta arrugginita; è soltanto osservando un oggetto con estrema attenzione, infatti, che si riesce a liberarlo dalla sua "utilitas" rivelandone unicamente quel valore "formale" portatore talvolta di uno nuovo uso ma, più ancora, di un nuovo senso.
La "storiella" che prediligo sull'artista, però, rivela ancora un altro tratto fondamentale del rapporto "arte vs realtà". Si racconta che un giorno Picasso stesse passeggiando con un amico sulla riva del mare. Ad un certo punto si chinò per raccogliere un sasso e, mostrandolo al proprio accompagnatore, disse orgoglioso: questo l'ho fatto io!
L'operazione di selezione, dunque, diventa una precisa volontà compositiva; un qualsiasi oggetto può diventare "altro" anche senza essere trasformato  ma per il solo fatto di essere "scelto".
Ho ripensato a questo quando ho montato così "banalmente" le pietre di questa collana;
collana "SASSI"in agata sfaccettata e rame
ma erano troppo belle per essere oscurate da un assemblaggio troppo articolato. In fondo "le ho fatte io" scegliendole per ogni singola sfumatura, trasparenza, cromia; una ad una, fra tante.

3 commenti:

  1. Questa storiella su Picasso mi ha fatto venire in mente un pezzo di John Cage, forse il suo pezzo piu` controverso. Si chiama 4'33''.
    Lo strumentista si siede davanti al suo strumento e attende che scadano i 4 minuti e 33 secondi. Nel frattempo la sala 'suona', di colpi di tosse, di mormorii, di passi di gente che se ne va, della pioggia che picchia sul tetto, dei vetri che vibrano per il vento etc. etc.
    Cage sceglie di far ascoltare i suoni di una sala da concerto con pubblico, vuole far sentire che il silenzio non esiste. E quel 'silenzio', in qualche modo scelto, e` la sua composizione. Qualcuno dice che fu l'inizio della noise music, era il 1952.

    Comunque, bella la collana!!

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  2. Questa collana mi piace da pazzi zuppa!

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